Un’ipotesi ricostruttiva di un astrolabio di IV secolo
Questo è il risultato di un progetto di ricostruzione storica di uno strumento scientifico, un’astrolabio, nella forma che dovrebbe aver avuto nella tarda antichità (seconda metà del IV secolo). Si tratta di una ricostruzione ipotetica, in quanto non esiste un reperto così antico da usare come ispirazione: come spunti abbiamo preso alcuni astrolabi antichi e due manuali antichi (VI e VII secolo) sull’uso dell’astrolabio.
Sono molto contento del risultato, e devo ringraziare sia Gnaeus Lucilius Procillus per l’impegno profuso nello studio e nella ricostruzione del modello, sia Master Terebrus per la magistrale realizzazione.
Le prime attestazioni certe dell’esistenza dell’astrolabio sono collocabili tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, quando Teone di Alessandria compose un manuale (andato perduto) sul suo uso, sua figlia Ipazia lo utilizzò nelle sue lezioni di astronomia, e un suo discepolo, Sinesio di Cirene, ne realizzò uno. Ma gli studiosi ritengono che sia stato inventato ben prima di quella data, probabilmente all’inizio del I secolo, e che l’opera di Tolomeo intitolata “Planisfero” avesse lo scopo di fornire le basi matematiche per la sua costruzione.
Oltre a queste testimonianze, e a due manuali sull’uso dell’astrolabio composti da Giovanni Filopono (VI secolo) e Severo Sebokht (VII secolo), non si è conservato un solo manufatto che ci permetta di tentare con sicurezza di ricreare le caratteristiche degli astrolabi dell’epoca, per cui è stato necessario studiare tutti gli indizi per formulare un’ipotesi ricostruttiva scientificamente e stilisticamente valida
Data l’importanza della cultura ellenistica in ambito scientifico, nonché la lingua greca condivisa da molti dei summenzionati scienziati, si è scelto di riprodurre un astrolabio in lingua greca, con le scale dei gradi e delle latitudini segnate nel sistema alfanumerico greco.
La nostra fonte principale è stata un astrolabio greco proveniente dal museo di Brescia, realizzato negli anni Sessanta dell’XI secolo per un funzionario bizantino, il protospatario Sergio il Persiano. Nel corso della sua lunga e apparentemente movimentata vita, lo strumento è passato nelle mani di molti proprietari, tra cui il cardinale e legato Bessarione, mecenate dell’astronomo Regiomontano, che si interessò molto agli astrolabi.
L’atteggiamento pratico dei proprietari nei confronti dello strumento ha lasciato il suo segno, con diverse modifiche apportate nel corso del tempo: scale incise aggiuntive, tra cui un quadrato d’ombra sul retro, marcatura dell’orologio per le 24 ore, un’aggiunta stravagante – una freccia in cima alla griglia, e così via. Uno dei nostri compiti era quello di evidenziare la soluzione originale tra i vari strati, e riconoscere ciò che poteva risalire a un’epoca molto antica, ovvero alla tradizione ellenistica degli astrolabi.
Questo reperto è stato anche la fonte principale delle iscrizioni, compresa la composizione poetica di Sergio che è stata poi modificata con l’aiuto di Andrea Alesiani.
È stato importante confrontare l’astrolabio bizantino con un altro astrolabio, proveniente dal museo di Baghdad, costruito dagli arabi nell’VIII secolo: questo è il più antico astrolabio conservatosi fino all’epoca contemporanea, ed essendo stato costruito pochi decenni dopo i primi contatti tra Arabi e Greci bizantini, presenta diverse caratteristiche che gli studiosi ritengono risalire ai suoi antenati ellenistici.
Nonostante i due manufatti siano separati da secoli e migliaia di chilometri, la composizione delle loro reti delle stelle è quasi identica, aggiustata per la precessione degli equinozi nel tempo intercorso e per le dimensioni. Anche il puntatore a forma di uccello, corrispondente alla stella Vega della Lira, e la posizione del manico sporgente sono ripetuti nei due reperti; si può concludere che tale composizione era tipica degli astrolabi del primo millennio.
Uno dei miei desideri era di dotare l’astrolabio di una rete che corrispondesse alle posizioni previste delle stelle nel cielo del IV secolo. Sono quindi partito dalla posizione delle stelle come riportate nel catalogo di Tolomeo, le ho corrette secondo la stima tolemaica della precessione degli equinozi per portarle alla seconda metà del IV secolo (l’epoca di Teone), e le ho proiettate secondo la proiezione stereografica di cui Tolomeo parla nel Planisfero
Un altro reperto è venuto alla luce durante il completamento del progetto: un astrolabio mediorientale dell’XI secolo. Anche in questo caso, la composizione è simile: una Vega a forma di uccello e un manico situato vicino alla costellazione di Orione.
Il rovescio dell’astrolabio è piuttosto minimalista, con una scala delle elevazioni e un’alidada a simmetria speculare. I calendari eccentrici e i quadrati d’ombra che si trovano in altri astrolabi sono in effetti miglioramenti successivi.
Lungo il perimetro e nella metà inferiore del disco si trova una dedica personalizzata.
Sono felice di vedere il progetto completato con successo e ringrazio Master Terebrus e Fonny per questo notevole ma proficuo sforzo.
Salvatore Falco
Foto: Master Terebrus
Bibliografia:
- Otto Neugebauer, «The Early History of the Astrolabe. Studies in Ancient Astronomy IX», Isis, Volume 40, Number 3 (1949), pp. 240–256.
- «John Philoponus, Concerning the using and arrangement of the astrolabe and the things engraved upon it», in R.T.Gunther, Astrolabes of the World, Oxford (1932) pp.61-81.
- «Severus Sebokht, Description of the Astrolabe», in R.T.Gunther, Astrolabes of the World, Oxford (1932) pp. 82–103.